La lettera di Renato Farina

 Sismi: la lettera di Renato Farina

"Volevo difendere il mio Paese"

RENATO FARINA CI SCRIVE

di Renato Farina a Libero

Caro Direttore,

ti scrivo come si fa a un amico e a un padre. Se ritieni ancora degna la mia firma, magari per oggi e poi più, passa questa lettera ai lettori e ai colleghi di Libero. Dopo di che mandami a casa, se credi. Privatamente in queste ore a te – che eri ignaro dei miei casini – ho detto tutto e anche di più, ma è meglio fermare le cose sulla carta.

Quando è cominciata la quarta guerra mondiale, quella scatenata da Osama Bin Laden in nome dell’islam contro l’Occidente crociato ed ebreo, ero animato da propositi eroici. Mi conosci come le tue tasche. La mia ambizione è sempre stata inconsciamente quella di Karol Wojtyla: lui morire nei viaggi, io sul fronte, magari in Iraq o in Qatar. Sono immodesto anche nel paragone. Vanità e protagonismo della mutua, incoscienza, ma credendoci, buttandomi tutto. Sapevi già delle mie avventure in Serbia sul filo del rischio, convinto di riuscire a raccontare meglio le cose se però risolvevo anche i problemi del mondo. Hai sempre cercato di farmi ragionare, di trattenermi. Poi di solito ti arrendi tu: non riesco a concepire altro modo di fare il giornalista. Mi ricordo la tua sfuriata di quando ero andato vicino all’Iraq senza dirti nulla, e in più scrivendo un articolo sui tagliatori di teste di un camionista bulgaro vicino al luogo del delitto. Hai sempre voluto salvarmi la vita, sono un disgraziato ma mi vuoi bene. Forse però volermi bene oggi vuol dire farmi cambiare mestiere. Pensaci, Vittorio.

Anche stavolta, dal 2001 a oggi, anzi ieri (se c’è un domani dipende se mi credi), mi sono comportato alla mia maniera: alè, in battaglia. Stavolta sono stato esaudito, ma così no, così è troppo pesante. Non mi sono rotto una gamba, non ho avuto bucato il polmone da una scheggia di piombo, ma è stato amputato il mio onore. Su quasi tutti i giornali e sugli schermi sono diventato l’immagine del tradimento dei lettori e della deontologia professionale, proprio lui, quel tizio grasso che fa tanto il moralista e tira fuori il nome di Dio ogni tre righe. Ipocrita di un Farina, anzi di "agente Betulla". Altro che giornalista o polemista. Solo un fantoccio nelle mani degli agenti segreti. Uno che depista indagini. Sono reduce da sette ore di interrogatorio, ve lo vorrei raccontare, ma è stato segretato. Scriverò quello che posso, a te, Direttore e amico, non ho taciuto nulla. Ho letto nei tuoi occhi qualcosa di bellissimo, che mi dà coraggio e voglia di vivere, come già mia moglie, e scusa se ti metto dopo di lei, anche se mi hai definito il tuo "moglio". Ma so anche che un direttore ha dei doveri, non può permettersi di rovinare il suo vero figlio che è il giornale e di danneggiare la sua ciurma di redattori. Oltretutto Libero è una bandiera. Sporcarla è un insulto anche per i nostri meravigliosi lettori, che non meritano di essere offesi.

Allora confesso. Ho dato una mano ai nostri servizi segreti militari, il Sismi. Ho passato loro delle notizie. Ne ho ricevute. Ho cercato contatti persino con i terroristi, mettendo a disposizione le mie conoscenze ma anche il mio corpaccione per salvare qualche vita, e difendere i nostri fratelli uomini. Ti assicuro, e metto in gioco la salvezza della mia anima: non ho scritto su Libero una sola riga che non coincidesse con i miei convincimenti. In ogni articolo dove ho difeso la nostra intelligence di Stato (Stato=Italia) e i suoi atti contro il terrorismo, ero io-proprio-io. Bello o brutto, ma me stesso. Ho combattuto con i miei articoli – mai con invettive, ma sempre argomentando – chi da anni non perde una giornata senza provare a demolire la credibilità delle istituzioni. Lo ritengo pericoloso per i figli dei miei lettori. Ho usato tutto, secondo me dentro i confini della legalità, di certo seguendo una scelta morale trepidante ma molto salda. Sono retorico lo so. Mi sto costruendo un monumento, ma tanto mi hanno già buttato giù preventivamente. Se avessero messo in giro la voce che ero una fonte del Kgb, si sarebbe alzato un coro di garantismo. Stare dalla parte dei nostri, giocandosela, merita invece la fucilazione immediata.


C’è stata un’eccezione (oltre alla tua), quella di Giuliano Ferrara. Mi ha dedicato parole di amicizia e stima straordinarie, mi ha capito perfettamente. È giunto a offrirmi un posto di lavoro, che è il massimo. Io gli ho detto, grazie, ma ho già il mio. Se tu, Vittorio, mi tieni. Ma se non mi tieni tu, smetto. C’è anche altro da fare nella vita, anche se mi spiacerebbe non scrivere più sbattendomi qua e là. Perché è chiaro: se nei miei lettori, quelli che mi stimano, e tra coloro che lavorano con me, leggendo la mia firma, ogni volta sorgesse un dubbio sulla mia lealtà, bisogna menare le tolle. I campi hanno bisogno di braccia, ma mi arrangerei meglio in cucina. Giulianone amatissimo mi ha chiesto di non fare la verginella e di rivendicare con orgoglio quanto ho fatto: cioè aver scelto con tutto me stesso a schierarmi dalla parte dell’occidente e di chi opera per tutelarlo. Confermo. Non muovo un passo indietro rispetto alla mia decisione. Ma io sono io. Non sono del livello di Ferrara o di Graham Greene, che se ne impippano di una deontologia professionale che vieta di essere giornalisti e attenti ai servizi. In guerra non solo si può, ma si deve, se c’è in ballo il bene grande della nostra discendenza e tradizione. D’accordo. Ma alla maniera di Andreotti mi fido della magistratura, e accetto con serenità la decisione dell’Ordine dei giornalisti. Peraltro essere accusati di combutta con il Sismi è un po’ diverso dalla comunella con la camorra o con il vendersi ai traditori.

Intanto continuo a confessare: non ho depistato un bel niente, non ho fatto il giornalista per essere una spia ben mimetizzata, né ho preteso oro dalla patria. Però un errore di certo l’ho fatto. Ho coinvolto in questa mia avventura di cinquantenne, un magnifico cronista come Claudio Antonelli. Il suo lavoro non ha alcuna macchia, ha fatto il suo mestiere e basta. Io ho le spalle larghe e sono vecchio. Ma lui è giovane, non dovevo fargli rischiare così la reputazione, senza che nulla sapesse di Sismi e affini. Gli chiedo scusa.*  Non sapevo di esporlo a dei colpi alla schiena. Me beccatemi pure, lui no. Allo stesso modo mi scuso con i colleghi redattori se si sentono traditi. La vostra stima è importante, non per lavorare ancora, ma proprio per tirare avanti.

Renato Farina

In questa guerra mondiale non sono salito sull’elicottero per raccontare dall’alto come i terroristi islamici seminano il terrore tra le popolazioni più o meno cristiane. Ma ho cercato di fare di tutto e di più per difendere questo nostro Paese e la sua civiltà cattolica. E dopo questo autoelogio, forse mi merito ancora di più il licenziamento. Ma voglimi bene lo stesso, con tutti i miei peccati.

Da Libero 08/07/2006

Nota: Questa lettera ha qualcosa di angoscioso, di intrepido e di commovente . Come , in taluni casi, la fede; e , più in generale , come i tempi che stiamo vivendo. A Renato Farina la piena solidarità, mia personale.

 *  “… Rivoltosi a Sancio, gli disse: — Perdonami amico, le occasioni che ti ho date di parer pazzo con me, facendoti cadere nell’errore in cui io era che vi fossero o vi siano al mondo cavalieri erranti. — Ahi, rispose Sancio in mezzo ai singulti, vossignoria non muoia signor mio, pigli il mio consiglio, badi a vivere, ché non può fare l’uomo peggiore bestialità in questa vita del lasciarsi morire così alla babbalà, senzaché nessuno lo ammazzi né altre mani lo finiscano fuorché quelle della malinconia; non si lasci per carità cogliere dalla poltroneria, e si levi da questo letto che anderemo in campagna vestiti da pastori come siamo rimasti d’accordo; e chi sa che dietro a qualche bosco non troviamo la signora donna Dulcinea non più incantata, com’è comune nostro desiderio: e se per caso vossignoria muore del dolore di essere stato vinto, ne dia a me tutta la colpa, e dica che se avessi strette un poco le cinghie a Ronzinante, non sarebbe stramazzato; e già vossignoria avrà letto molte volte nei suoi libri di cavalleria che i cavalieri erano soliti scavalcarsi l’un l’altro, e che quello che oggi è vinto, dimani è vincitore. — Così è, disse Sansone Carrasco, e il buon Sancio è molto pratico di questi casi. — Signori, replicò don Chisciotte, andiamo pian piano, ché adesso nei nidi dell’anno passato non sono più uccelli; poc’anzi fui pazzo, ed ora sono savio, fui don Chisciotte della Mancia, ed ora, ripeto, non sono altro che Alfonso Chisciano il buono: possano il mio pentimento e la mia ingenuità riguadagnarmi presso di voi, o amici, quella riputazione di cui una volta ho goduto; e seguiti a scrivere il signor notaio…” Tratto da: Don Chisciotte della Mancia, di Miguel de Cervantes Saavedra Edoardo, Perino editore, Roma 1888.

Altra lettura consigliata:

Graham Greene, Il nocciolo della questione
(The Heart of the Matter –
Trad. di Nella Zoja)
1948, 1999, Oscar Mondadori, pagg. 336

Qualche brano:


Costoro erano stati corrotti dal denaro; ma egli era stato corrotto dal sentimento. Il sentimento è più pericoloso, perché non ha prezzo. Su un uomo disposto a ricevere denaro si può fare affidamento per lo meno al di sotto di una certa cifra, ma il sentimento in un cuore umano può svolgere le sue spire per un nome, per una fotografia, perfino per il ricordo di un odore. (p. 65)

La verità, pensava lui, non era mai stata di aiuto a nessun essere umano, è una specie di simbolo che perseguono matematici e filosofi. Nelle relazioni umane gentilezze e menzogne valgono mille verità. (p. 69)

Che mi si mostri un uomo felice, e io vi mostrerò o il suo egoismo, o la sua cattiveria, o perlomeno la sua ignoranza assoluta. (p. 151)

Gli uomini possono diventare gemelli invecchiando. Il passato è il loro grembo comune. (p. 228)

<&lt; Perché andiamo avanti in questo modo, ad essere infelici? >&gt; <&lt; E’ un errore unire le idee di felicità e di amore >&gt; (p. 258)

…&ldquo;Si deve essere ragionevoli” disse a se stesso, “e riconoscere che la disperazione non dura (è vero che non dura?), che l’amore non dura (ma non è proprio questa la ragione per cui la disperazione dura?)” (p. 271)

<&lt; Non potete desiderare il fine senza desiderare i mezzi. >&gt; / “Ah, ma si può&rdquo; pensava lui, “si può.&rdquo; Uno può desiderare la pace della vittoria senza desiderare le città distrutte. (p. 273)

Tutti noi siamo rassegnati alla morte: alla vita no, non siamo rassegnati. (p. 320)

RaiLibro – Graham Greene: bibliografia

 

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Una risposta a La lettera di Renato Farina

  1. anonimo scrive:

    caro renato non di persona ma mi conosci e se vuoi molto bene,be devo dire che i tempi che corrrono non sono teneri x un credente qualunque, figuriamoci x il santo padre ,un uomo di grande umiltà nonostante le ,calunnie sopporta in silenzio, e un dono e lo sai bene . ma x tutti i cristiani e in atto questa dura prova,i media fanno la loro parte a fermentare questo attrito,quando in una società che si ritiene pseudocivile dove coglie solo il peggio del passato senza accettare la verità o i motivi degli errori.gettando fango fatto dalle proprie mani con astuzia e furbizia di far cadere in trappola chi ha un valore da difendere come la fede tipico di questi tempi.sopratutto al livello famigliare.ci troviamo in una società da sodoma e gomorra dove tutto si vuole sia concesso.ladulterio la separazione ,aborto,matrimoni tra gay,&egrave; già successo tutto questo noo, ha discapito di un esercito di combattenti per la vita, i separati&nbsp;, papà&nbsp;o mamme ridotti senza più nulla nemmeno la dignità di un lavoro,o la libertà di stare con i propri figli serenamente,ecco ladulterio oggi è protetto tutto sotto una totale indifferenza,leggi assurde dalla parte di chi causa.e che sti psicologi si mettono daccordo una volta x tutte anche loro ne sanno una più del diavolo , possibile che in sto mondo hanno la testa apposto solo gli psicologi o quelli del CASO…intanto che chi si fa un amante dopo la separazione ottiene tutto tutto figli casa beni tutto ,incantando psicologi ,e avvocati , con la menzogna,e linganno di farci cadere  reazioni a loro favore,è impossibile che i giudici psicologi non si rendono conto delle cause a sfavore,è già dura finire fuori di casa,senza pi&ugrave; niente ,con gli affetti tolti , e finiamola con sta storia di essere giudicati di sapientoni degli psicologi, un aiuto puo darlo solo chi ha sofferto subito su propria pelle E SUPERATO, e non per studio, oggi lindifferenza è tutelata purtroppo,il più debole perde e cosi noo.i figli non centrano niente, sono angeli ,&nbsp;col tempo scelgono loro senza che ci intromettiamo,un papà separato non fa pesare la sua difficolta hai figli sopratutto se disocqupato, è vi garantisco che è una pugnalata al cuore . le difficolta non mancano sembra che dall altra parte non si vuole che riusciamo a rifarci una vita, insomma una lotta nella solitudine il silenzio, nella sopportazione , parlare di fede guai e peggio ,e la nostra condanna la pazzia ,sii presi per pazzi,guai ad avere valori interiori al mondo doggi. parliamo del caso, visto che siamo nati x caso viviamo x caso soffriamo e si muore x caso, allora si fa finta di non notare un closhard puo essere un papà separato? no e un caso. lindifferenza del perbenismo quello falso che si nasconde dietro una moneta data ad uno zingaro . non ce dolore più grande soffrire x un amore mancato , non cè dolore più grande non poter fare il padre con una dignità x i propri figli. o quando si viene impediti di vivere .e sapete chi sono chi vuole impedire questa libertà, indovinate un po, lo so è patito su mia pelle, ci risiamo gente sono loro sempre loro, quelli gli ,arrampicatori di vetri,quelli del caso noo!!  volete fagli venire le crisi eppilettiche. bee provate ha parlare del peccato o macchie nella coscienza che è meglio peccato non ditelo da fastidio, o delle origini delluomo qui state attenti di prendervi una lattina in testa, delle crociate perchè sono state fatte.uuuu mettetevi un casco, o dei conquistadores che si nascondevano dietro un simbolo cristiano per fare conquiste,di cavur cosa ha combinato alla chiesa.ma state attenti che si possono fare male non parlate di stalin ,dove ha messo centinaia di migliaia di credenti,pol pot idem . li ha mandati tutti in vacanza.itler ha quello ci giocava tennis con chi aveva un credo.non fatelo seno quelli del caso si prendono a sberle da soli poi dicono che siamo stati noi, a fagli del male, ma mi raccomando sopra tutto non parlate di una certa invasione per mille anni in europa, e della festa che è stata fatta a vienna quando fu conquistata.  no no non fatelo. ancora al giorno doggi avere un credo da fastidio,sopratutto se cristiano,non ce meraviglia delle meraviglie scoprire nel nostro più profondo interiore che abbiamo una parte divina da risvegliare, per la nostra salvezza, da millenni che luomo ha questa nostalgia dlla sua origine vera,e scontrato con chi non la sente,una lotta tra psiche è cuore.sono cristiano non&nbsp;mi fermo il&nbsp;cammino e avanti proseguo con coraggio è fiducia &nbsp;credo perchè nulla me lo impedisce. UN PAPà SEPARATO &nbsp;CHE LOTTA PER VIVERE   francesco

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