Anniversari / Totò, 40 anni dalla scomparsa

 Totò, 40 anni dalla scomparsa

Simbolo della comicità italiana

 Moriva a Roma il 15 aprile 1967 il principe Antonio De Curtis, nato a Napoli, al Rione Sanità, nel 1898 e universalmente noto come Totò. Ma … “a prescindere ” egli vive ancora nell’immaginario collettivo di tutte le classi di età e di tutti i ceti, al Nord e al Sud. La sua figura ha superato i confini del cinema e del teatro, entrando nel costume, nella vita quotidiana di tante persone e nel lessico corrente ( “a prescindere”, “parli come badi”, "siamo uomini o caporali ?") .

Penso che Totò sia quello spirito di Napoli irrompente e creativo, quella forma di vita stilizzata che non si oppone alla normalità dei rapporti sociali ma non vi aderisce e tutto sommato se ne infischia.” scrive Antonio Bassolino nel blog del suo sito internet in occasione di questo anniversario. ” E prosegue: Totò ci fa ridere perché con il corpo e con la lingua mette confusione dove noi cerchiamo ordine, crea incertezza quando noi invochiamo sicurezza, fa dispetti mentre noi ci imponiamo di essere gentili”.

In tal senso il folletto Totò incarna nel cinema e nel teatro l’ambigua figura del Trickster, una specie di dèmone, il briccone divino presente in numerosi miti ( pensiamo specialmente agli studi psicologici di C. G. Jung su tale figura ). Anche l’eroe popolare Totò è una contraddittoria figura di beffatore a un tempo scherzoso e crudele, distruttivo e creativo, saggio e puerile nel sommergere di risate e sberleffi i suoi nemici e un mondo).

Totò (Afp) 1898 – 1967. Principe Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Commeno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, Altezza Imperiale, Conte Palatino, Cavaliere del Sacro Romano Impero, in arte Totò.

Dal film: "Il più comico spettacolo del mondo"

Noi ti ringraziamo nostro buon Protettore per averci dato anche oggi la forza di fare il più bello spettacolo del mondo.Tu che proteggi uomini, animali e baracconi, tu che rendi i leoni docili come gli uomini e gli uomini coraggiosi come i leoni, tu che ogni sera presti agli acrobati le ali degli angeli, fa’ che sulla nostra mensa non venga mai a mancare pane ed applausi.

Noi ti chiediamo protezione, ma se non ne fossimo degni, se qualche disgrazia dovesse accaderci, fa che avvenga dopo lo spettacolo e, in ogni caso, ricordati di salvare prima le bestie e i bambini.Tu che permetti ai nani e ai giganti di essere ugualmente felici, tu che sei la vera, l’unica rete dei nostri pericolosi esercizi, fa’ che in nessun momento della nostra vita venga a mancarci una tenda, una pista e un riflettore.

Guardaci dalle unghie delle nostre donne, ché da quelle delle tigri ci guardiamo noi, dacci ancora la forza di far ridere gli uomini, di sopportare serenamante le loro assordanti risate e lascia pure che essi ci credano felici.

Più ho voglia di piangere e più gli uomini si divertono, ma non importa, io li perdono, un pò perchè essi non sanno, un pò per amor Tuo, e un pò perchè hanno pagato il biglietto.

Se le mie buffonate servono ad alleviare le loro pene, rendi pure questa mia faccia ancora più ridicola, ma aiutami a portarla in giro con disinvoltura. C’è tanta gente che si diverte a far piangere l’umanità, noi dobbiamo soffrire per divertirla; manda, se puoi, qualcuno su questo mondo capace di far ridere me come io faccio ridere gli altri.

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