Andrej Tarkovskj / Arte e sacrificio

 ARTE E SACRIFICIO

 L'arte esiste e si afferma là dove esiste quell'eterna e insaziabile nostalgia della spiritualità, dell'ideale, che raccoglie gli uomini attorno all'arte. È erronea la via per la quale si è avviata l'arte contemporanea, rinunciando alla ricerca del significato della vita in nome dell'affermazione del valore autonomo della persona.

La cosiddetta creazione comincia ad apparire una sorta di eccentrica occupazione a cui attendono personalità sospette che affermano il valore intrinseco di qualsiasi atto personalizzato. Ma nella creazione la personalità non si afferma, bensì è al servizio di un'altra idea generale e di ordine superiore.

L'artista è sempre un servitore che si sforza per così dire di sdebitarsi per il dono che gli è stato concesso come una grazia. Tuttavia l'uomo moderno non è disposto ad alcun sacrificio, benché soltanto il sacrificio costituisca un'autentica affermazione. 

Andrej Tarkovskij, Scolpire il tempo,

a cura di Vittorio Nadai, Ubulibri, Milano 1988, p. 39.
 

 

“… Non c’è nessuna morte. C’è, è vero, la paura della morte, ed è una paura molto meschina, che induce molti a fare quello che gli uomini non dovrebbero fare … Ma immaginati un po’ come tutto cambierebbe se smettessimo di temere la morte … Se superassimo il terrore della morte … Anche se gli scienziati ritengono che si tratti di un terrore ineliminabile. Una specie di difesa … Un po’ come il dolore fisico, che ci avverte del pericolo. Io non lo credo, non sono d’accordo … Anche se né i bambini né i minorati mentali temono la morte, come ha notato Seneca. Che tra l’altro conclude molto bene il suo pensiero: “Ed è meschino colui cui l’intelletto non arreca la stessa serenità  dei bambini…" [ ]

L’uomo si è sempre solo difeso, dagli altri uomini e dalla natura che lo circondava. L’ ha addirittura combattuta, conquistandone sempre nuovi pezzi. Continuando a sfigurarla. Il risultato è stata la nostra civiltà, basata sulla forza, il potere, il terrore e la dipendenza. E tutto il nostro cosiddetto progresso tecnico è servito sempre e soltanto a procurarci o nuove comodità o strumenti per il mantenimento del potere. Siamo come selvaggi – usiamo il microscopio al posto del randello. No, no, i selvaggi sono molto più spirituali di noi, mi sono sbagliato! Qualsiasi conquista della scienza la rivolgiamo subito al male. Per quanto riguarda il comfort, poi, c’è stato un uomo intelligente che ha detto che tutto quello che non è indispensabile è peccato.

Se è così tutta la nostra civiltà è costruita sul peccato. Siamo arrivati a una tremenda disarmonia, a uno sfasamento, cioè, tra lo sviluppo materiale e quello spirituale. La nostra cultura, meglio, la nostra civiltà è sbagliata, figlio mio. Tu mi dirai che si può studiare il problema e cercare una via d’uscita. Può darsi. Se non fosse così tardi. Troppo tardi …”.

Andrej Tarkovskij, Racconti cinematografici,

Garzanti, Milano, 1994 , pp. 273 e 281- 82.

 

 

Nostalghia.com (www.nostalghia.com) [ an Andrej Tarkovskij information site ]

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