UN RICORDO DI GIANNI CARCHIA
"Con la sua crescente accumulazione di simbolicità e di storia, la tradizione cristiano-borghese si è sviluppata all’insegna di un’idea di spirito come forza che deve dischiudere, liberare la lettera [… ] Valore ha solo l’individualità che si è espressa, la traccia che si è conservata.
Così le scienze dello spirito sono imprese destinate a edificare edifici funebri alle individualità che si sono espresse.
Si dà per scontato che una vita silenziosa e inespressa dello spirito neppure esista; non ha diritto di esistenza ciò che non ha trovato o non ha voluto trovare una forma specifica di conversazione, ciò che non è entrato nel corteo loquace della storia".
Cosi Gianni Carchia (Torino 1947- Vetralla 2000) in un saggio del 1990, che apre il suo ultimo libro ( L’amore del pensiero, Quodlibet, Macerata 2000).
Leonardo, San Giovanni Battista (1513-1515, Parigi, Musée du Louvre) . Quest’opera, considerato l’ultimo quadro di Leonardo, fa di San Giovanni Battista un giovane uomo dalla bellezza androgina che risponde allo spirito ambiguo e misterioso di Leonardo e anche ai canoni estetici del Rinascimento. L’androgino riflette la filosofia antica dell’essere perfetto e sembra rinviare se non alla metafisica a ciò che dello spirito resta vita silenziosa e inespressa. Come mostra quel dito puntato fuori quadro, fuori linguaggio, verso l’aldilà del visibile e del dicibile…Cosa resta? In fondo, molto in fondo, libri e quadri sono i doni che i morti fanno ai vivi. Chissà cosa vorranno in cambio… Forse essere ricordati.
Per saperne di più su Gianni Carchia:
http://www.unisi.it/ricerca/asso/aise/2000-1_carchia.htm
http://digilander.libero.it/biblioego/CarGal.htm
http://www.recensionifilosofiche.it/crono/2006-06/carchia-dangelo.htm