Libri / Saggio sulla transe

LIBRI
DALLO SCIAMANO AL RAVER

di Armando Adolgiso
 
Il filosofo e sociologo Georges Lapassade è, con René Lourau, il fondatore dell’“analisi istituzionale”; nella sua lunga carriera, – è nato nel 1924, insegna all’Université Paris VIII, Saint Denis – si è occupato delle culture nordafricane e afroamericane, con particolare interesse per i temi della ‘transe’.
E’ fra quegli studiosi che non s’è limitato allo studio librario, ma durante lunghi viaggi ha fatto esperienze dirette con droghe, riti, incontri.
A lungo ha frequentato il Living Theatre, in Brasile avvenne una rottura fra il gruppo americano e lui, la pace avverrà anni più tardi.
Ha scritto testi teorici di psico ed etno-sociologia, riflettendo sulle modalità dell’inchiesta sul campo; ha indagato fenomeni di comunicazione e aggregazione, come l’hip hop, il rap, le technotranse.
Ora le Edizioni Urra-Apogeo ripubblicano un suo fondamentale testo che vide la luce presso Feltrinelli nel 1980: Dallo sciamano al raver
Traduzione e cura del testo – prefazione di
Gilberto Camilla – sono di Gianni De Martino che di Lapassade è fra i maggiori studiosi italiani; agisce in Rete un sito web dove ne troverete la biobibliografia.
Tempo fa mi occupai di un suo singolare libro
Odori, ed ora segnalo la prossima uscita di “Capelloni & Ninfette” (Costa & Nolan), mentre è nelle librerie in Francia la traduzione, a cura di Christian Pirlet presso le edizioni Biliki, di Hotel Oasis che fu pubblicato nel 1988 da Mondadori con una prefazione d’Alberto Moravia.
A Gianni De Martino ho chiesto: quali sono le caratteristiche principali del procedere di Lapassade?

L’implicazione personale nei gruppi, le organizzazioni e le istituzioni, che egli “misura” come l’agrimensore di cui parla Kafka nel ‘Castello’, per farne emergere la verità e i segreti (in genere legati, freudianamente, ai soldi e al sesso). E l’idea che l’educazione si radichi nel corpo, nella sensibilità, nell’immaginario, oltre che nell’intelletto, per affrontare la comprensione scientifica di una complessità in movimento.
E’ un procedere che si richiama all’analisi istituzionale (il movimento della psicosociologia francese nato all’Università di Parigi-Vincennes), allo studio degli etnometodi di
Harold Garfinkel
e alla lotta politica per  una burocrazia aperta e un reale più largo.Questo procedere ha origine nel suo primo libro L’Entrée dans la vie, saggio sull’incompiutezza dell’uomo apparso nel 1963, tradotto in Italia nel 1971 da Sergio de La Pierre per Guaraldi con il titolo Il mito dell’adulto. In questo senso va compreso l’interesse di Lapassade per fenomeni di passaggio e apparentemente marginali come la transe, la “dissociazione adolescente”, la cosiddetta devianza e le sottoculture giovanili

C’è in Lapassade l’ipotizzare, nell’area della transe, una continuità tra le esperienze psichedeliche d’anni fa e il rave dei nostri giorni.
Non tutti gli antropologi e sociologi sono d’accordo e anche Camilla nell’introduzione manifesta qualche perplessità.
Tu come la pensi? E, se differenze ci sono fra i due momenti storici, in che cosa le ravvisi?

La transe – ovvero questa disponibilità alla dissociazione radicata in un corpo più arcaico, prima dell’individualità già costituita, legata alla neotenia della specie umana e in connessione estatica con il mondo, ‘in statu nascendi’ – è un’entità assai difficile da circoscrivere, così come i problemi posti dalla possibilità di accedere a stati modificati di coscienza (Altered States of Consciousness), altri dalla percezione ordinaria e talvolta apportatori di una visione più lucida e più diabolica, come testimonia, per esempio, l’esperienza poetica, o quell’uso accresciuto del corpo che sembrava costituire l’obiettivo degli hippies e di quei “gruppi di transe” derivati dal cosiddetto “movimento del potenziale umano”, californiano, e in particolare dall’analisi bioenergetica.
Le esperienze psichedeliche erano legate a sostanze enteogeniche come l’hashish, il peyote e l’Lsd, nel tentativo di agire chimicamente su “punti di incrinatura”, che potevano essere di esplorazione o anche molto distruttivi, e aprire “le porte della percezione” a fini conoscitivi o spirituali
.

E Il fenomeno dei rave?
Questo investe la generazione techno che sembra invece “proiettata”, come osserva Camilla, “verso una edonistica ricerca di ‘inconsapevolezza’: non a caso la sua sostanza-bandiera è l’Ecstasy, una droga che, almeno nel contesto in cui viene utilizzata, è tutto meno che un contributo ad una nuova e più profonda consapevolezza”.
Una cosa è “accendersi” o essere “high mind”, “I got hig”, “volare alto” come tra illuminazione e abbaglio si diceva nel gergo hippie, altra cosa è “sballare” o “calarsi”.
A parte le differenze fra i due momenti storici, rivelate anche dal linguaggio delle diverse esperienze, in entrambi i casi si tratta di un uso radicale ed eccessivo del corpo, dagli esiti incerti e certamente – in mancanza di una cultura del buon uso della transe e di rituali di avvicinamento in ambiti appropriati e circoscritti – pericoloso dal punto di vista dell’affermazione di un io personale, ben individualizzato.
Ma, d’altra parte, la “maturità”, l’essere adulti, non è forse, come sostiene Lapassade, un apprendimento, una maschera , una menzogna apollinea necessaria per dare una parvenza di stabilità e di ordine al caos del mondo ?  
Il difficile viene dopo, quando ci si toglie la maschera
.
 
Per una scheda sul libro di Lapassade: QUI.
Georges Lapassade
Dallo sciamano al raver
Traduzione e cura di Gianni de Martino
Prefazione di Gilberto Camilla
Pagine 300, Euro 15:00
Edizioni Urra – Apogeo
Su: : www.nybramedia.it Sez. Cosmotaxi ( con qualche variante)
Questa voce è stata pubblicata in Varie e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Una risposta a Libri / Saggio sulla transe

  1. Scaglie scrive:

    complimenti per lo stupendo sito…veramente NECESSARIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *