POESIA E SPIRITUALITA’
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“Dopo anni di pensiero così detto debole, di nichilismo, di sperimentalismo sterile e vuoto di significati, e di idelogie materialistiche, vogliamo riaffermare la necessità per la Poesia – ma non solo per la poesia – di un pensiero forte e riallacciarci a un’antica tradizione sapienziale che percorre, nel nostro Occidente quanto in Oriente, tutto il cammino dell’umanità, giungendo, per varie strade e in vari modi a esperienze e conclusioni sostanzialmente equivalenti, e cercare se sia possibile declinarla in un linguaggio nuovo, che esprima le ansie e le speranze del nostro tempo.”
E’ con queste parole che Donatella Bisutti, autrice fra l’altro del saggio La Poesia salva la vita, presenta il primo numero del semestrale di ricerca transdisciplinare “Poesia e spiritualità”, edito ad Ancona dalla casa editrice Cattedrale.
La rivista, nel cui comitato di direzione figurano Francesco Benozzo, l’amica Luisella Carretta, Marco Guzzi, Paolo Lagazzi, Giuseppe Limone, Maurizio Marota, Giancarlo Pontiggia, Giovanni Zamponi, è animata da un folto gruppo di altri poeti, filosofi, psicoanalisti come Cesare Viviani, antropologi, artisti, esponenti di diverse esperienze religiose o di quella spiritualità laica o addirittura “atea”, secondo la definizione del filosofo francese André Compte-Sponville ( secondo il quale la spiritualità , in quanto “rapporto finito con l’infinito o l’immensità”, non appartiene solo ai credenti: “anche quelli che non hanno la fede possono conoscerne la dimensione e assaporarne il sentimento”).
C’è lo spirito del “Grand Jeu” ( 1928-1932) e di alcune altre riviste storiche del Novecento, quale “Hermés” fondata da Henri Michaux ( 1899 – 1984), dell’esperienza dell’oltrepassamento dei limiti e della volontà deliberata di cambiare il piano e l’asse delle percezioni, delle emozioni e delle cognizioni ordinarie.
Insomma, una rivista che nell’epoca dell’organizzazione tecnologica iperindustriale , tramite immagini e suoni, della cecità e della sordità collettive, “esprima le ansie e le speranze del nostro tempo" ?
Siamo come al centro di un “grido” che sembra affacciarsi, ancora una volta, sulla catastrofe del tempo: un tempo che si dice “post-umano” e post-tutto in cui non c’è più tempo di “giocare con le parole”, dicendo che gli antichi raggi mistici non sono “altro che modeste anticipazioni dei raggi tecnologici” e che il Fuoco della parola “non è niente altro che linguaggio”, con il rischio di morire di freddo.
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in La poesia e lo spirito
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intervista a André Comte-Sponville a cura di Paola Spranghetti in “Avvenire” del 22 gennaio 2008
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Recensione di Luigi Preziosi
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Immagine
Giotto, Pentecoste, cappella degli Scrovegni, Padova