Come gestire una donna

ISLAM IN CATTEDRA
COME GESTIRE UNA DONNA
Picchiare una moglie  è un evento presente in tutte le culture, ma solo nell’islàm è un decreto, se non una  amara obbligazione, santificata da un comando di Allah.

الرِّجَالُ قَوَّامُونَ عَلَى النِّسَاء بِمَا فَضَّلَ اللّهُ بَعْضَهُمْ عَلَى بَعْضٍ وَبِمَا أَنفَقُواْ مِنْ أَمْوَالِهِمْ فَالصَّالِحَاتُ قَانِتَاتٌ حَافِظَاتٌ لِّلْغَيْبِ بِمَا حَفِظَ اللّهُ وَاللاَّتِي تَخَافُونَ نُشُوزَهُنَّ فَعِظُوهُنَّ وَاهْجُرُوهُنَّ فِي الْمَضَاجِعِ وَاضْرِبُوهُنَّ فَإِنْ أَطَعْنَكُمْ فَلاَ تَبْغُواْ عَلَيْهِنَّ سَبِيلاً إِنَّ اللّهَ كَانَ عَلِيّاً كَبِيراً
4.34. Alrrijalu qawwamoona AAala alnnisa-i bima faddala Allahu baAAdahum AAala baAAdin wabima anfaqoo min amwalihim faalssalihatu qanitatun hafithatun lilghaybi bima hafitha Allahu waallatee takhafoona nushoozahunna faAAithoohunna waohjuroohunna fee almadajiAAi waidriboohunna fa-in ataAAnakum fala tabghoo AAalayhinna sabeelan inna Allaha kana AAaliyyan kabeeran

4:34. Gli uomini sono preposti (qawwamun) alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono [per esse] i loro beni. Le [donne] virtuose sono le devote [obbedienti ],  che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l’insubordinazione  [nushuz ], lasciatele sole nei loro letti, battetele* [وَاضْرِبُوهُنَّ wadribwhunna, idribûhunna ]. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse. Allah è altissimo, grande.
* “battetele”: interrogato in merito a questa forma di punizione maritale, l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) l’ha sconsigliata con fermezza e, in caso estremo, l’ha permessa a condizione di risparmiare il volto e che i colpi vengano inferti con un fazzoletto o con il siwâk, il bastoncino che si usa per la pulizia dei denti. [ Commento presente nel Corano dell’Ucoii ].
 

OSSERVAZIONI . La moglie disobbediente e testarda va battuta con moderazione e solo in caso estremo, dopo averla prima istruita, esortata e ammonita ( altrimenti le buscherà senza nemmeno capire il perché)  e poi dopo averla mandata a dormire in un letto separato. Se, dopo ripetute esortazioni (“maw’idha” ) in base alla legge del più forte che ogni moglie farebbe meglio a comprendere e ad accettare, e poi uno o più giorni di silenzi l’infingarda non capisce perché ‘quello là’ l’ha allontanata dalla camera da letto, allora il marito è autorizzato a menarla. Nel maneggiare il siwak o « bastoncino » occorre però fare attenzione a non picchiarla mai in faccia, rendendola brutta in viso. Come dire : « MIO MARITO E’ UN MUSULMANO MODERATO DELL’UCOII: NON MI PICCHIA MAI SUL VISO ».
 
Secondo il predicatore saudita Muhammad Al Arifi, interprete del Corano e del pensiero del profeta per la televisione libanese Lbc, la stessa regola pia vale per gli animali di proprietà del devoto. Se il vostro cammello o asino non vuole camminare, non colpitelo in volto. “E se una cosa del genere non si fa sugli animali, a maggior ragione è vietato farlo sulla donna”. Insomma, le botte devono essere leggere.Il segreto, consiglia Al Arifi, sta nell’interpretare la regola islamica che impone di colpirla con un «bastoncino». Se nell’ urgenza della «terza opzione» il marito non trova un «siwak» adatto per inferire sulla testarda sottoposta alla sua cura, può usare «qualcosa di simile», ma non mettere mano a bottiglie, a spranghe, asce o coltelli. Quelli – raccomanda il religioso – sono proibiti.  Le bastonate debbono essere virilmente moderate e inferte con mascolino giudizio. E il senso del passaggio all’azione manesca  deve essere: “Donna, sei andato oltre. Ora basta”.
 
 Lo sceicco Syed Mahmud Allusi nel suo commentario Ruhul Ma’ani fornisce quattro ragioni per cui un marito è autorizzato a picchiare la moglie: "se rifiuta di farsi bella per lui" , se rifiuta il rapporto sessuale quando lui lo richiede, se rifiuta di pregare o di praticare le abluzioni rituali e "se esce di casa senza un valido motivo". Per quanto riguarda l’uscire di casa senza l’autorizzazione maritale, l’esempio di Maometto è normativo per i musulmani, dato che lui, il sublime Modello, è un "eccellente esempio di condotta" (Corano 33:21) e Aisha riferisce che Maometto la percosse con un pugno al petto. Una volta egli uscì di notte, pensando che lei dormisse, ma lei lo seguì di nascosto. Maometto la vide e, come Aisha racconta: " Mi colpì sul petto, il che mi fece male, e poi disse: pensavi che Allah e il Suo Apostolo ti avrebbero trattato ingiustamente?" ( Cfr. Sahih Muslim, Kitab al Salat, Libro 4 :2127).
 
 D’altra parte, vi sono versetti del Corano che suggeriscono amore e tenerezza coniugali, come per esempio 30,21 : “Fa parte dei Suoi segni l’aver creato da voi, per voi , delle spose (zawjat) affinché riposiate (sakina) presso di loro, e ha stabilito tra voi amore (wadda) e (rahma) tenerezza…”. Ed esistono hadith che, a differenza di quello riportato da Sahih Abul Husain Muslim bin al-Hajjaj al-Nisapuri, riferiscono che il profeta non picchiò mai nessuna delle nove mogli, dando esempio di maschia sopportazione. Doveva gestire nove spose e aveva, come riferisce la Sunna, « la forza virile di trenta uomini, che gli permetteva di fare il ‘giro’ delle sue nove spose in una mattinata ». Numerosi versetti del Corano e hadith, vanno nel senso dell’affermazione della necessità di dominare la propria collera e di essere buoni con le donne – creature create apposta per essere compagne dei credenti e riposo del ‘guerriero’. Per esempio l’hadit n.4909 riportato da Al Boukari , in cui il profeta dice : «  Che nessuno di voi colpisca la propria moglie come si colpisce uno schiavo, dal momento che alla fine della giornata coiterà (forse) con lei ».
 
Nonostante questa interdizione è tradizione islamica consolidata correggere una moglie, in casi estremi e in talune circostanze, quando la donna si ribella al marito e gli disubbidisce senza valida ragione. Solo allora, l’amara pillola va somministrata in tre tappe : 1) pia esortazione condita da dolci minacce, l’intimidazione in nome di Allah e il richiamo al diritto maritale ; 2) messa in quarantena della refrattaria ad ogni buon consiglio, astenendosi dall’avere rapporti con lei , girandole le spalle a letto ed evitando di rivolgerle la parola ; 3) passaggio alla fase della correzione, senza provocare fratture né lasciare segni visibili, specialmente sul viso, in quanto il nobile scopo della battitura della sposa è quello di ristabilire la disciplina e non di farle del male. La correzione fisica della compagna, da praticare lontano dalla vista dei figli e dei familiari, pare particolarmente indicata, in casi estremi, per due categorie di donne : quelle autoritarie, che mirano a sfidare e ad assoggettare il marito, e quelle masochiste, che godono nell’essere brutalizzate e sono portate a disprezzare un marito troppo dolce, incapace di rispondere alle loro testarde provocazioni, raddrizzandole  a colpi di siwak o « bastoncino ».
 
Il termine coranico وَاضْرِبُوهُنَّ, tradotto con ‘battetele’, deriva dalla radice araba DA-RA-BA, con il significato di ‘colpire’, ‘battere’, ‘picchiare’, ma non delicatamente, tanto che daraba âunuqahu (= colpire il collo di qualcuno) significa “staccare la testa dal collo”, "decapitare". E il termine in arabo dialattale n’darbù ( = suonare, battere il tamburo) significa anche, metaforicamente, scopare come battendo un tamburo, tàm tàm !
 
Basandosi sulle circostanze della rivelazione ( tenendo cioè conto che il versetto « discese » per depotenziare la violenza maschile dell’epoca, il VII sec. D.C.), facendo appello ad alcune correnti femministe e riformiste presenti oggi all’interno della religione islamica e sforzando un po’ il significato letterale dell’imperativo coranico "wadribwhunna"o"idribûhunna", invece che con « battetele », si potrebbe tradurre con « allontanatele », oppure « cacciatele via » – come si legge nella traduzione turca del Corano di Edip Yuksel, pubblicata a Istanbul nel 1991. Insomma, « non battetele », neanche in caso estremo di insubordinazione o adulterio ( uno dei possibili significati di nushuz, nella maggior parte dei casi  tradotto con « insubordinazione »). « Tutto questo – nota  Samir Khalil Samir –  pone il problema dell’interpretazione del testo coranico. Attualmente, stiamo vivendo nel mondo islamico la fase di presa di coscienza del problema, suscitata dalla reazione di musulmani (e non) di fronte all’atteggiamento coranico verso la violenza, le donne, i non musulmani, la libertà, i costumi, e così via. Questa presa di coscienza è limitata a un piccolo gruppo di studiosi, nella maggior parte dei casi non appartenenti alla "categoria" degli imam, ma dei laici».

Il verbo daraba non ammette il significato di « cacciatele via », che con la preposizione ‘an, la quale nell’imperativo idribûhunna manca. Sfortunatamente, è scritto proprio وَاضْرِبُوهُنَّ ( a chiare lettere arabe, come si vede) e il comando divino di picchiare solo moderatamente le mogli testarde non è una visione unanime. Quello che è in gioco è come riformare le numerose e controverse versioni della religione islamica confrontata con la modernità e i processi di secolarizzazione, facendo emergere una critica alla connivenza tra la logica politica dell’asservimento e l’esigenza religiosa della legge coranica. Picchiare la moglie è un evento presente in tutte le culture, ma solo nell’islam è un comando santificato e per così dire « incartato » nell’ a-temporalità della lettera sacra e l’ autorizzazione imperativa di un Dio unico dai tratti astratti e patriarcali – la cui adorazione ad oltranza comporta, tra l’altro, un rifiuto della pluralità del reale e un vero e proprio panico maschile del femminile e del corpo concreto delle donne.

 
 Ambiguità e violenza sono, da sempre, legati all’arcaica gestione e asservimento maschile della donna, legata al mistero di una piccola differenza, la cui portata e implicazioni sfuggono ai maschietti e ai maschiacci – tanto che Freud parla della donna come di un « continente nero », sconosciuto, chiedendo, senza ottenere risposta, « cosa vuole una donna ? ». Non a caso si racconta addirittura che Lacan, al seguito di Freud, si inginocchiasse dinanzi ad una psicanalista, formatasi alla sua scuola, per interrogarla sul mistero o enigma del godimento femminile. A cosa e a chi serve una donna ? E perché, fra numerose frustrazioni e « ritorni all’identità islamica » numerose donne musulmane istruite, specialmente nell’ambiente dell’immigrazione,  si « rivelano », esprimendo non tanto un ritorno al focolare, quanto un « femminismo a ritroso », una specie di protesta d’ordine sociale e politico ?  Detto tra i denti : siamo sicuri che la donna sia ancora oggi ‘gestibile’ tramite l’uso, in casi estremi raccomandato dalla sunna, del  siwak o "bastoncino" ? 

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